
OVERSHOOT DAY: cos’è il giorno del superamentoTerrestre? L’Italia e il rapporto con le risorse naturali.
Ogni anno, siamo in debito con il nostro Pianeta. Il 28 luglio di quest’anno (2022) scatterà l’Overshoot Day, con un giorno in anticipo rispetto al 2021 e per soddisfare i nostri bisogni avremmo bisogno dell’equivalente di quasi 3 Terre. Questo dato è sicuramente un dato negativo e deve spingerci a riflettere su dove ci stiamo dirigendo. Stiamo consumando i prodotti naturali che la Terra ci offre più velocemente di come possono essere rigenerati e il “Giorno di sovraccarico” è il giorno in cui la Terra ci mostra il conto di ciò che resta.
L’ITALIA RISPETTO AL RESTO DEL MONDO:
Il calcolo dell’Overshoot Day è il risultato di un bilancio tra quanto gli abitanti consumano in termini di risorse e quanto il pianeta Terra è in grado di generare in quell’anno. Alimentazione, edilizia, agricoltura, allevamento, emissioni, energia e gestione delle città e delle foreste sono i fattori principali che influiscono, per ciascuno Stato, sul calcolo del giorno del sovrasfruttamento terrestre.
Il nostro Paese, a livello europeo, ha un bisogno più basso rispetto ai suoi cugini Spagna e Francia, ma è di molto maggiore rispetto a Nazioni come la Cina, l’India o il Brasile che vantano popolazioni di molto maggiori.
Ma chi sono i migliori e i peggiori del mondo? La Giornata del debito terrestre si ha solitamente a Maggio per la maggior parte dei Paesi, ma ci sono alcune eccezioni nelle classifiche mondiali. Se ben 28 paesi hanno avuto i loro giorni di sovraccarico proprio a Maggio (29 se si considera l’UE nel suo insieme), ci sono anche Paesi che hanno esaurito le risorse disponibili per l’anno a Marzo, come Canada e Stati Uniti.
Pertanto, il nostro Paese ha dato un contributo significativo al graduale esaurimento delle risorse naturali della Terra. E questa conferma arriva anche dal fatto che quest’anno abbiamo esaurito le nostre risorse prima del dovuto rispetto l’anno precedente e che a livello tecnologico siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi sulla questione della sostenibilità e sull’autosufficienza.
LE POSSIBILI SOLUZIONI DA ADOTTARE:
In particolare, gli scienziati hanno rivelato che ogni italiano consuma in un anno mediamente 4,32 ettari globali pro capite mentre il limite fissato è di 1,6 ettari, questo significa che la notevole disparità tra offerta e domanda costringe il nostro Paese a vivere gran parte dell’anno in ‘debito’ con il pianeta.
Nel 2020 ha pesato in modo significativo il lockdown generalizzato a causa della pandemia di COVID-19, che ha rallentato o addirittura arrestato numerose attività energivore in termini di consumi, ma questo non è bastato a migliorare la situazione.
E’ ormai obbligatorio, più che necessario, passare alle energie rinnovabili, che producono energia pulita e non sfruttano nuove risorse. Questo è uno dei primi passi e fondamentali, ma anche consumando meno risorse ecologiche di quelle che la natura è in grado di rigenerare, ed emettendo nell’atmosfera meno anidride carbonica di quanto le nostre foreste possano assorbire.
L’ idea della riduzione delle ore settimanali lavorative:
Una delle soluzioni proposte dopo ricerche e studi effettuati, riguarda la riduzione delle ore lavorative settimanali, che si traduce con un impatto positivo su tutti i fattori che prosciugano le risorse energetiche, oltre a un notevole miglioramento della qualità di vita grazie al riequilibrio di reddito e ore di lavoro, con salari invariati.
Gà nel 2006, un primo studio aveva dimostrato che orari di lavoro più lunghi determinano in media emissioni più elevate. Una riduzione del 10% dell’orario di lavoro farebbe quindi calare la nostra impronta di CO2 del 14,6%. Questo effetto può essere spiegato con diversi fattori: i tempi di pendolarismo si riducono, l’efficienza nella produzione aumenta e l’impronta basata sui consumi diminuisce. Le persone hanno più tempo per cucinare, per camminare o andare in bicicletta, o per riparare i beni di consumo. Se la riduzione dell’orario di lavoro è accompagnata da un più alto livello di benessere, vengono meno anche gli «acquisti compulsivi» per ottenere soddisfazione a breve termine attraverso i consumi.
IL CARBON FOOTPRINT:
E’ un simpatico calcolatore di impronta energetica che ognuno di noi può effettuare inserendo le informazioni dei propri consumi.
Per calcolare il proprio Carbon Footprint dovete specificare i chilometri che annualmente percorrete in auto, in treno e in aereo e poi incrociare i dati sia col consumo di cibo (grammi di riso, pasta, ecc.) che di energia (gas, carbone legna, propano, ecc.). L’interessante strumento che propone per calcolare il proprio Carbon Footprint, poi, vi restituirà il totale chili di anidride carbonica prodotta ma anche, dimostrando di avere un approccio costruttivo, il numero di alberi che dovreste piantare per azzerare l’impatto e la quantità di ettari entro cui farlo.
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